L’eredità di Paolo Borsellino

Il 19 luglio del ’92 morivano Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, ridotti a brandelli dalla bomba esplosa in via D’Amelio a Palermo. Dovremmo chiederci che cosa e quanto sia cambiato da allora e se la verità vera di quella strage potrà venire a galla nella sua interezza. Sappiamo, ormai è acquisito, che una parte dello Stato scese a patti con la mafia. E sappiamo che pezzi di quella vicenda sono stati distrutti, che protagonisti di alto rango sono stati coperti, forse per sempre. Oggi che siamo in parlamento – e al governo – abbiamo il dovere di proseguire nell’impegno antimafia e per la difesa dello Stato da un inquinamento mafioso non ancora finito. Dobbiamo anche agire sul piano politico-culturale per coinvolgere le nuove generazioni, creare consapevolezza, coscienza, profondità, senso del bene pubblico e aggregazione civile per il futuro comune. Questo richiede in primo luogo interventi concreti sul precariato esistenziale: per arginare la disoccupazione, il disagio economico e lo stato di bisogno. Ritengo fondamentale una battaglia, che inevitabilmente sarà di lungo periodo, per la sanità e la scuola pubblica, per il lavoro e i diritti sociali; per l’assistenza, la previdenza, la tutela della salute. Sono interventi prioritari per riunire le comunità, atteso che un’arma silenziosa dei poteri forti è stata la separazione sempre più evidente tra il Nord e il Sud del Paese.